Stage superstiti – simulazione di naufragio.
Baccu Mudaloru – Baunei (24-26 Agosto 2018)
Il team della Sardinia Survival School utilizza un termine specifico per descrivere la propria attività nell’isola: Sardaival. Sardegna e Survival. Non è una trovata commerciale o una banale imitazione. E’ qualcosa di autentico, che trae origine dal contatto intimo e profondo con la nostra terra, e l’arte di sapersi arrangiare che nasce dalla tradizione arcaica, arricchito con l’inventiva di chi vive il nostro tempo. Come sempre, il tutto avviene attraverso la solida formazione e l’esperienza di chi vive il mare e la montagna con passione, e si forma costantemente per renderla fruibile ai più coraggiosi.
Questa è l’idea dietro lo Stage superstiti – Simulazione di nafragio, che ha lo scopo di ‘forzare’, impercettibilmente ma con cognizione di causa, il limite imposto dalla paura o dalla sfrenata e diffusa dipendenza dalle tecnologie. Per tecnologia non si intende solo l’uso del GPS o del cellulare, ma si parla anche di abbigliamento, scarpe e alimentazione. Proprio attraverso la negazione della comodità, intendiamo trasmettere l’idea della sicurezza.
I nostri corsisti hanno dovuto imparare dunque a ricavare le proprie attrezzature sfruttando ciò che avrebbero potuto trovare in un’imbarcazione in avaria, dalla quale fuggire al più presto. In tal senso, sfruttando delle buste per i rifiuti sono state realizzate delle sacche stagne utili a buttare fuori bordo il proprio equipaggiamento. Quest’ultimo, piuttosto scarso, era una semplice giacca legata a mo’ di zaino, contenente una bottiglia d’acqua, due calzini e delle semplici calzature realizzate col coppertone della bici. Sarebbe andata bene qualsiasi altra cosa, voi direte: partiamo dal presupposto che i nostri fedeli scarponi siano a 100m di profondità della nave, e le nostre ciabatte siano tutto ciò sul quale possiamo fare affidamento. Perché non potenziare questa calzatura con delle plastiche ricavate a bordo? Abbiamo voluto usare del coppertone per simulare la gomma che, probabilmente, avremmo visto galleggiare sul relitto.
Oltre al costume addosso (ricordatevi, da una barca in avaria ci si butta sempre vestiti), il nostro vestiario era un semplice lenzuolo bianco stretto attorno alla vita con del cavo elettrico o del sagolino recuperato a bordo. Dopo qualche ora di esercitazione tecnica a bordo della nave, indispensabile per la sicurezza dei corsisti e degli istruttori ed operatori del soccorso, la simulazione ha avuto inizio con un bel capitombolo (dicasi ‘fissando le eliche’), dalla poppa dell’imbarcazione in movimento. Il tratto di mare davanti a Baccu Mudaloru ha permesso di sperimentare l’adrenalina della fuga, e l’istinto primordiale di chi deve raggiungere a tutti i costi la terraferma con 40m di acqua sotto i piedi, ed il rischio che tutte le nostre potenziali risorse (incluso il cellulare, quando vi fosse stato campo), non divenissero inutilizzabili con l’infiltrazione dell’acqua nelle sacche stagne improvvisate..
I nostri corsisti, dalle rocce dell’approdo di fortuna, hanno poi risalito lungo la codula i 550m in quota che da Baccu Mudaloru portano allo slargo Piredda, sperimentando la difficoltà del passo sulla pietraia quando le calzature sono giusto dei pezzi di gomma legati dal sagolino o con del giunco. Dunque, giacca in spalla, acqua quanto basta e un lenzuolo immacolato come unica protezione, attraverso il paesaggio mozzafiato della codula, si è raggiunta la prima tappa. Il Supramonte, al quale noi tutti preferiamo dare del Voi, rivolgendoci ad esso col ‘fustei’, ha saputo donare qualcosa di inatteso, come le ultime more della stagione e dei fichi dolcissimi, nati e cresciuti nel caratteristico bosco di Frassino e Caprifico che popola la parte mediana della codula.
Dopo una notte passata all’addiaccio sul Golgo, la nostra strada verso la civiltà, fino a Baunei, è ripresa alle prime luci dell’alba, in vista del premio finale per il coraggio dei partecipanti.
In tutto ciò, chi ha partecipato al corso ha appreso le tecniche di marcia che consentono di muoversi su sentieri impervi, ha imparato a tener d’occhio il proprio passo come quello del proprio compagno d’avventura e ad avere un’idea precisa dei tmpi e delle risorse a disposizione. Chi ha partecipato ha scoperto la storia di quei luoghi, attraversando gli avamposti nuragici e le piazzole dei carbonai, servendosi delle loro massicciate superstiti e delle iscalas ‘e fustes di ginepro lasciate dai pastori. La nostra sperimentazione ha permesso di lavorare sulle tecniche di orientamento con elementi naturali, sul riconoscimento delle piante officinali e commestibili, per finire con lo studio delle rocce e della vegetazione alla ricerca di qualche punto d’acqua immacolato.
Attraverso le metodologie e la formazione CSEN, attraverso la nostra passione e la vostra, crediamo che il modo migliore per conoscere se stessi, gli altri e l’ambiente che ci circonda, consista nel mettere da parte le comodità e le certezze, ciò che si crede di sapere, ed essere sempre pronti ad imparare.
Vi aspettiamo per le prossime avventure! L’autunno arriva, e con esso i corsi a tema su orientamento, marcia, rifugi, cucina da campo!