Cari amici, oggigiorno si fa un gran discutere di “cambiamenti climatici” con dibattiti in tv, articoli più o meno catastrofisti e l’onnipresente Greta Thunberg.
Lasciamo da parte il nostro pensiero sulla figura della ragazzina svedese e cerchiamo di capire brevemente che con il termine cambiamento climatico si individua una branca della climatologia che esamina le variazioni del clima terrestre dall’ambito regionale a quello globale.
I parametri climatici (temperature, precipitazioni, nuvolosità, temperature degli oceani ed altro) vengono rapportati in scala temporale (decennale, secolare, millenaria).
La comunità scientifica intende, con il termine “cambiamenti climatici“, qualsiasi mutamento del clima dovuto a cause dirette o indirette dell’attività umana.
Questa altera la composizione dell’atmosfera del pianeta aggiungendo l’effetto di tale attività alla variabilità naturale del clima osservata in periodi di tempo comparabili.
L’analisi dei dati evidenzia, sino al secolo scorso, una modifica climatica attribuibile solo alla variabilità naturale del clima stesso.
A partire dalla metà del XX secolo, l’azione dell’uomo ha alterato pesantemente l’effetto serra (fenomeno di regolazione della temperatura dell’atmosfera) sbilanciando la variabilità naturale del clima.
Nel 5° report sui cambiamenti climatici gli scienziati hanno dichiarato quanto segue:
“Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile, e, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nei precedenti decenni e millenni. L’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la massa di neve e ghiaccio è diminuita, il livello del mare è aumentato, e le concentrazioni di gas a effetto serra sono aumentate“.
E’ inutile ricordare che tali cambiamenti stanno già influenzando la nostra vita e che purtroppo occorrono azioni concrete a livello economico e politico. Nonostante diversi summit tenutisi dal famoso incontro di Kyoto del 1997 ad oggi, ben poche nazioni hanno intrapreso una strada che conduce alla riduzione delle emissioni di CO2.
Vedi i dati sulle emissioni al 2017 qui
Fa figo fare gli ecologisti senza avere cognizione dei perché succedono queste cose, ma che lo si voglia o no, l’unico modo per prevenire è approfondire, conoscere e formarsi, fattori indispensabili per poter agire concretamente.
La piazza serve solo ad alzare la voce e, presumibilmente, fornire idee commerciali a chi sa cogliere l’occasione.
Se si vuole capire come agire su vasta scala, l’uomo comune dovrebbe formarsi attraverso lunghi anni di studio, perlomeno padroneggiare la statistica del Metodo Monte Carlo, utilizzata per simulazioni di sistemi complessi, oppure assicurarsi semplicemente di impattare il meno possibile sull’ambiente, a partire dal proprio microsistema (no auto, no cellulare, no cibi che non siano a chilometro 0, no bottigliette e imballi superflui) e piantare alberi.
Tutto il resto è vox populi, coacervo di sentimentalismi propugnati più dalla pancia che dal cervello.
Se la fisica non è la vostra passione, e credete di non poter fare a meno di tutte le comodità, prendetevi cinque minuti per capire come affrontare le conseguenze di ciò di cui siamo corresponsabili.
Come, chiederai, tale argomento si sposa con la sopravvivenza?
Pensa all’uragano Katrina, per citare un evento climatico che tutti conosciamo.
Si è trattato del sesto uragano più forte mai registrato che ha causato la morte di quasi 2000 persone e 81 miliardi di dollari di danni.
Noi non siamo negli Stati Uniti in cui come recita una canzone di Samuele Bersani, “le previsioni meteo sono prese pari pari dalla Bibbia” e direi fortunatamente, non me ne abbiano gli americani, siamo in Sardegna.
Ma c’è un però… anche qui nell’isola a forma di sandalo gli eventi eccezionali stanno diventando sempre meno eccezionali e sempre più frequenti.
Eventi come le alluvioni per esempio.
Ricorderai certamente quelle terribili del 2008 e 2013, ma anche le fortissime piogge dell’ottobre 2018 o di agosto di quest’anno, il 2019.
Nel nostro piccolo tutti possiamo adottare alcuni comportamenti che possono salvare la nostra vita o quella dei nostri cari nel malaugurato caso ci si trovi in una situazione di emergenza alluvione.
La prima cosa da fare in assoluto è informarsi preventivamente sulla zona in cui viviamo o lavoriamo o siamo soliti soggiornare.
Sapere se tale zona in passato è già stata teatro di eventi pericolosi può fare in modo di non essere del tutto impreparati perchè eventi di grossa portata possono non dare il tempo di ragionare con lucidità.
Onde di piena o frane sono fenomeni rapidissimi.
Chiedete al vostro Comune di farvi avere il piano della protezione civile o cercatelo sul sito internet.
Informarsi in particolari periodi dell’anno sulle condizioni meteo previste. Abbiamo visto che il mese di ottobre sta diventando allarmante e dare uno sguardo al sito internet della protezione civile della Sardegna o su Sardegna Ambiente non fa mai male.
Per quanto riguarda gli stabili, dovrebbe essere logico che i punti più bassi sono i più pericolosi. Purtroppo non è sempre vero come le notizie di cronaca riportano.
Stai alla larga da cantine, seminterrati e piani terra.
Nei primi due evita di immagazzinare beni di valore o comunque attrezzature che può essere utili in caso di emergenza.
Tramite paratie e sacchetti di sabbia cerca di proteggere i locali al piano strada, chiudi porte di cantine o garage sempre che ciò non ti esponga a pericolo.
Questo vale anche per il mettere al sicuro l’auto o altri beni non di primaria importanza in quel momento.
I piani alti devono sempre essere facilmente raggiungibili da tutti i membri della famiglia.
Non usare mai l’ascensore perchè può bloccarsi per una mancanza di energia elettrica.
Pensa a disabili e anziani che abitano con te o nel tuo palazzo e aiutali a salire verso l’alto.
Assicurati di avere a disposizione i seguenti oggetti:
– fotocopie dei documenti
– chiavi di casa
– cassetta di pronto soccorso
– acqua potabile in bottiglia (l’acqua del rubinetto in occasione di eventi alluvionali potrebbe non essere potabile)
– scorta di cibo in scatola
– cambio di indumenti
– stivali di gomma
– radio a pile (potrebbe mancare la corrente per un tempo imprecisato e la radio da la possibilità di ricevere notizie importanti dalle stazioni locali)
– torcia elettrica
Tutta la famiglia deve sapere dove sono i vari oggetti, conoscere i numeri di emergenza e sapere come chiudere il gas e staccare la corrente.
Informati preventivamente del numero di telefono del C.O.C del tuo comune (Centro Operativo Comunale), dei vigili urbani e dei centri di volontariato. Sono numeri utili in caso serva aiuto ma evita di fare chiamate inutili, sia con il telefono fisso che con il cellulare, per evitare di intasare le linee.
Se ti trovi all’aperto evita sottopassi, luoghi vicini ad argini e ponti, strade con forte pendenza e avvallamenti in zone in cui sono presenti corsi d’acqua.
Sappi che in presenza di forte scorrimento d’acqua ne bastano pochi centimetri per farti cadere.
Allontanati rapidamente da un’area allagata stando attento a dove cammini per evitare voragini, buche, tombini saltati, cavi elettrici in tensione caduti ed evita di ripararti sotto alberi isolati.
Non usare l’auto ma se devi, non entrare con questa nell’acqua in movimento, sopratutto nei sottopassaggi.
Bastano 30 centimetri d’acqua per far galleggiare un auto.
Inoltre il motore può spegnersi e corri il rischio di rimanere intrappolato dentro.
In ogni caso cerca di raggiungere l’area elevata più vicina aspettando che l’evento termini ma evita di sostare nei pressi di pendii e scarpate artificiali che potrebbero non reggere.
Dopo l’emergenza segui attentamente le indicazioni della protezione civile e presta particolare attenzione agli avvisi sull’utilizzo dell’acqua della rete idrica.